lunedì 15 dicembre 2014

Fuga

Già troppo a lungo
ho descritto il mio dolore
con parole consunte
e sussurri a cui
le ombre del mio passato
davano risonanza.
Ma se le parole
disertassero lo spazio metaforico
e rompessero le sbarre
di questo carcere
che ancora chiamiamo
interiorità
troveresti che provavi
ad ingannare la disperazione
incastrando i pezzi del puzzle
del linguaggio
un bricolage della noia
un lavoro di Epimenide
acrostici indolenti
al tramonto dell'impero
ma il tempo degli acrostici è finito
e ci troviamo sbattuti in questa
fradicia incomprensione
mentre l'iride dei nostri occhi
curva la volta dello spazio-semio-cielo
dissolvendo le figure
come si sfoglia la mica
e lo sferoide del tuo volto

si perde nella sua confusione