lunedì 15 dicembre 2014

Fuga

Già troppo a lungo
ho descritto il mio dolore
con parole consunte
e sussurri a cui
le ombre del mio passato
davano risonanza.
Ma se le parole
disertassero lo spazio metaforico
e rompessero le sbarre
di questo carcere
che ancora chiamiamo
interiorità
troveresti che provavi
ad ingannare la disperazione
incastrando i pezzi del puzzle
del linguaggio
un bricolage della noia
un lavoro di Epimenide
acrostici indolenti
al tramonto dell'impero
ma il tempo degli acrostici è finito
e ci troviamo sbattuti in questa
fradicia incomprensione
mentre l'iride dei nostri occhi
curva la volta dello spazio-semio-cielo
dissolvendo le figure
come si sfoglia la mica
e lo sferoide del tuo volto

si perde nella sua confusione

martedì 23 settembre 2014

Angelus Novus

Ti ricordi
quel tempo in cui
si viveva nell'attesa
di qualcosa
sdraiati all'ombra della foresta
del tempo presente?
Si ti ricordi, amato mio?
Erano tempi
in cui guardavamo il passato
come un cumulo di macerie
e il futuro ci appariva
un bagliore lontano
oltre il silenzio.
Vivevamo, amato mio
nella nostra foresta
in fuga da città cadenti
inventandoci racconti
di un mondo sprofondato.
Dove sei?
Il futuro ora ci strattona
soffia sulle nostre pelli
trascina nel suo vortice
facce, gambe, braccia
case, occhi, alberi,
pensieri
Salvaci, salvaci messia
del Sole
truce come il pianto
di un bambino disperato
salvaci da questa apocalisse
il mio amato se n'è andato
dai miei occhi
e io diventerò

pulviscolo

mercoledì 27 agosto 2014

Jacques Camatte, "Marx e il Gemeinwesen", 1976



"Il capitale s’impadronisce della dimensione del cosmo e scopre lo spazio che tendeva a distruggere («la distruzione, l’annullamento del­lo spazio per mezzo del tempo», Marx, Grundrisse, p. 423). Ma que­sto sempre secondo il proprio modo di essere: cioè dopo che, per esteriorizzazione, spazio e tempo sono stati carpiti agli esseri umani. L'economia è stata riflessione sui fenomeni sviluppatisi a partire dall’autonomizzarsi del valore di scambio, nonché tentativo di intervenire al loro interno, al fine di conciliarli con i rapporti sociali ancora vi­genti. Perciò essa si è sempre più o meno ammantata di ideali uma­nitari. Con l’instaurarsi del modo di produzione capitalistico, movimento so­ciale e movimento economico confluiscono. La lotta del proletariato all'interno di questo modo di produzione ha permesso di strutturare tale unità-unificazione. Perciò l’economia non può essere altro che un discorso del capitale che, nell’accedere alla comunità materiale, rende caduco l’intero contenuto dell’economia politica."





                                                     J. Camatte, Marx e il Gemeinwesen

giovedì 10 aprile 2014

Katharsis

Gli ologrammi
Del mondo di Hyle
Non vedono
Né provano timore
Come risucchiati
Dal Maelstrom
Eseguono la loro sentenza
Campana a morto.
Come scaraventati
Nel sonno
Quel che si deve fare 
Lo fanno.
Io non adoro 
Quel che voi 
adorate, né voi
Adorate quel che io adoro.
Non ho nessuna speranza
Nessuna paura
Nessuna illusione
E per questo 
Sono libero.

Kyrie!


mercoledì 1 gennaio 2014

Si dissolve

Si dissolve

si dissolve la nostra forma si corrode

nel vento nel buio nella luce

nelle curve accennate

taglienti producono parole nuove

suoni stridenti sibilanti

nelle pieghe di un istante nascosto

nel blu la pietra produce

suoni sparpagliati come tanti

rivoli di luce come tanti

incastri.

sabato 7 dicembre 2013

Il Canneto


"Ascolta il ney , com'esso narra la sua storia, com'esso triste lamenta 

la separazione: Da quando mi strapparono dal canneto,ha fatto piangere uomini e 

donne il mio dolce suono! Un cuore voglio, un cuore dilaniato dal distacco 

dall'Amico, che possa spiegargli la passione del desiderio d'Amore; Perché chiunque 

rimanga lungi dall'Origine sua, sempre ricerca il tempo in cui vi era unito (...) 

Fuoco è questo grido del ney, non vento; e chi non l'ha, questo fuoco, ben merita 

di dissolversi in nulla!" Rumi, Masnavi


Il letto è sdrucito e sfatto. La stanza, una scatola metaforica, disegna ombre intorno, mentre sprazzi di luce filtrano dalla finestra. Sono sdraiato supino sulle coperte, a rimirare un paesaggio immaginario, ricamato da qualche particolare sulle pareti. Ton Pathei Mathos. Il volto scavato dall'acqua leggiadra delle lacrime. Non proferir parola. Quanto possono far male le parole, questi tristi segni con cui costruiamo le nostre meschine prosopopee. Non parlerò. Qualcosa era scomparso, qualcosa. Dove non si può più amare, bisogna passare oltre.








giovedì 5 dicembre 2013

A Qualcuno

Una parola
vuota.
Nessun perdono
nessuno
per quel che ho fatto
per come sono fatto.
E queste
poche parole
sono vuote
come vuota è la mia vita
uno strappo nel cielo di carta
e a nulla vale
ripensarci
nulla vale
se non a consumarsi.
Desideravo
sapere qualcosa
ma evidentemente
è inutile
e l'amore reificato
l'amore del bisogno
infantile
striscia su di me
come un serpente
ci separa
come due magneti
come oggetti centrifugati
corrode le mie membra.
Rispettare le distanze
quando si spostano i corpi
e tu ti allontani
e vai via.