venerdì 4 ottobre 2013

#1

"Allora" mi chiese lui "come pensi che andrà la serata?"
"Vediamo. C'è già un po' di gente."
Il bicchiere di birra che tenevo in mano esalava vapori. La brezza di una giornata autunnale mi solca il volto. Faccio per incamminarmi verso il palco.
Gruppi di persone parlottavano confusamente, accumulando suoni gutturali negli spiazzi. Lui si mise a leggere i flyers.
"Questo mondo è come un limbo. Guardati intorno, siamo tutti sospesi, come l'angelo di Klee" 
"Ho sempre provato questa sensazione."
La città era lontana come non mai, in quel pezzo di universo. Solo le luci dei palazzi, dietro di noi, ce ne ricordavano il peso. Io camminavo con lui, ritagliando accuratamente lo spazio di fantasticherie che si potevano leggere nei graffiti alle pareti.

                                    Il mio cuore può assumere tutte le forme.

Viaggiare nella metropoli è esplorare i propri desideri inespressi. I palazzi e i lampioni, appostati nell'ombra come gufi, ti scrutano nella tua odissea. La luna brillava sopra il profilo degli alberi, piegati e ricurvi. Vivo in una strada dove l'aria non è buona. Quindi migro. Altri approdi, altre mete possibili. Le riflessioni annegavano nel colore paglierino della birra. L'attrazione erotica per l'universo circostante, e il corpo di lui. 
"Idolo, i tuoi occhi si perdono nel mare di questa notte".
"Posso vederli attraversare questi spazi"
Avevano già cominciato a suonare. Un mucchio di gente pogava. Il punk hardcore non lo ascoltava molto, al di fuori di certi gruppi degli anni '80. Percepiva l'energia cinetica delle colluttazioni. Nasi, bocche, colli, braccia. Prese l'iniziativa e si gettò nella mischia.
                                          
                                                Sail to me, let me enfold you.




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