lunedì 28 ottobre 2013

#2


Addentrarsi nei meandri di Roma è come penetrare nel cuore di una bestia sventrata, attraversare i cunicoli delle sue vene, delle sue arterie, ancora umide del sangue rappreso, fetide del disfacimento della carne. Roma è il senso di rovina stanca che promanano i suoi marciapiedi, la consapevolezza che nulla più c'è da sperare nei meandri di una bestia troppo bella per essere morta. Questi i pensieri di un diciannovenne che camminava all'altezza di Largo Preneste. Passa un tram. Gli occhi sgranati sulle luci color arancia, sfuma il profilo delle insegne dei bar. Le parole si aggrovigliano nella penombra in attesa di spuntare, speroni rocciosi conficcati nel cemento e nell'asfalto. A volte le parole si insinuano quando il linguaggio manca a se stesso. Un attimo e appaiono i contorni dei palazzi colorarsi di sfumature diverse.
- Nella nave dei folli remiamo verso lidi immaginari.
I folli si vedono nei rifugi della notte. I folli immaginano che questo oceano di cemento possa deformarsi e cambiare forma, i folli escono furtivi alla ricerca di qualcosa, di qualcuno, un'indefinita entità multiforme che modula gli spazi e si insinua nelle strade, scappando dalla ferocia del centro cittadino.
Nulla più da fare in questa città niente di niente più niente.

And no bird sings.

Nel vuoto vaga, si possono vedere i suoi piedi correre, i suoi piedi le sue mani i suoi occhi frastagliati luminosi come lampioni uno sguardo un'espressione subitanea a riempire il vuoto a colorarlo di smeraldo rubino macchie si posano sui muri dell'Ex-Snia illuminano i graffiti che camminano dilagano si sparpagliano e no forse è un attimo un immaginazione un'epifania essere trascinati e vedere le catene del proprio carceriere interiore dissolversi vieni da solo vieni da me elettricità colore calore espressione vieni vieni a frangerti sul guardrail il mondo è solo uno spettro lontano e ci guarda come una caverna di occhi deformi che colano grigio liquido sul nostro viso vieni dove vai dove vai dove vai dove che cosa succede...

Sono saturo di voci e povero di idee

Su porta maggiore si alza uno spiraglio di sole, alle 6. Un uomo seduto su una panchina fissa il vuoto, vomita pensieri all'alba. Today we escape. Troppo forte l'immaginazione per non rimanere impressa sulle strade, in attesa di essere sguinzagilata, un'altra volta. Un'altra volta.

Come in Alone


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